LUGLIO
XIII. GIORNO
Della predestinazione della gloria.
« Quos praescivit, et praedestinavit conformes fieri imaginis Filii sui, ut sit ipse Primogenitus in multis fratribus.— Quei che preelesse, questi parimente predestinò ad esser fatti conformi all’ imagine del suo Figliuolo, onde sia esso il Primogenito tra molti fratelli » (Lettera ai Romani 8, 29).
I.
Considera quanto alcuni sieno solleciti di avere un segno della loro predestinazione, il più certo che sia possibile. Eccolo qui, non accade studiarne tanti: lo dà l’Apostolo. La conformità della copia con 1′ esemplare: « Quos praescivit, et praedestinavit — Quei che preelesse, parimenti predestinò » (sottintendi « hos — questi », come sottintendono il più degli Espositori). « Quos praescivit, hos et praedestinavit conformes fieri imaginis Filii sui, ut sit ipse Primogenitus in multis fratribus. — Quei che preelesse, questi parimente predestinò ad esser fatti conformi all’imagine del Figliuol suo, onde sia esso il Primogenito tra molti fratelli ». Figurati però, che il negozio generai della predestinazione avvenisse in questa maniera. Stabilì prima il Padre il suo primo Eletto, che fu Gesù Figliuolo suo naturale. e questo predestinò a guadagnarsi la gloria di Redentore con l’esercizio di virtù faticose: « Oportuit Christum pati, et ita intrare in gloriam suam. — Fu necessario che Cristo Patisse. e così entrasse nella sua gloria » (Vangelo di Luca 24. 26). Di noi passò, secondo il nostro modo d’intendere, ad elegere gli altri di mano in mano: ma di tal guisa. che Gesù fosse l’esemplare, a cui tutti come figliuoli adottivi dovessero conformarsi: sicchè chi non si fosse voluto conformare a tale esemplare, venisse escluso dalla gloria; chi si fosse voluto conformare, venisse ammesso, secondo la sua diversa conformità maggiore o minore. Adesso intendi ogni termine dell’Apostolo: Quos praescivit, hos et praedestinavit: quei che il Signore preelesse, Dra,scivit. ch’è una formola propria delle Scritture: « Electis Advenis secundnm praescientiam Dei Patris. — Agli stranieri eletti secondo la preelezion di Dio Padre » (Prima lettera di Pietro 1, 2); questi parimente il Signore predestinò; ma a che cosa? conformes fieri imaginis Filii sui, a conformarsi alla imagine, cioè all’esemplare, che loro dava nel suo benedetto Figliuolo. Ma tu ben vedi, che resemplaré fu questo. Va a leggere la sua vita, e vedrai, ch’esempi furono in essa lasciati di povertà, di umiltà, di ubbidienza, di purità, di modestia, di mansuetudine, di pazienza, non in un .genere di patimenti, ma in tutti, probatus per omnia. È tale ancora la tua? S’è tale, felice te, perchè la copia è conforme all’esemplare : se non è tale, temi, e trema, perchè è difforme.
II.
Considera quanto fu giusto, che il Padre Eterno procedesse in tal guisa. Perchè se gli altri Eletti dovevano essere i suoi figliuoli adottivi, quanto era conveniente, che simigliassero il naturale? L’adozione ci dà, che nella patria siamo conformi alla imagine del nostro fratel maggiore glorioso. Adunque giustamente ancor deve darci, che nella via siamo conformi all’imagine dell’istesso nostro fratel maggiore penante, di tal maniera, che « sicut portavimus imaginem terreni — siccome abbiam portato l’imagine del terreno » (Prima lettera ai Corinzi 15, 49), così « porternus et imaginem coelesti — portiamo ancor l’imagine del celeste ». Se tu per tua parte pretendessi il contrario, saresti fratello indegno. Non ti paia poco, ch’egli d’Unigenito ch’era secondo la Divina natura, si sia contentato di ammetterti per fratello, con divenir Primogenito secondo l’umana. Come dunque vorresti ornai vantaggiarlo di condizione? « Ruben primogenitus meus prior in donis, major in imperio. — Ruben mio primogenito, il primo nei doni, il più grande in podestà » (Genesi 49, 3). A mero titolo di Primogenito stesso, che doveva essere « major in imperio — il più grande in podestà » nel Cielo, potea Cristo’ voler esser ancora sopra la Terra, « prior in donis — il primo nei doni », godendo i vantaggi sommi di possessioni, di preminenze, di agi, che secondo la legge gli competevano. Ed egli non gli ha curati soltanto per salvare te: e a te, che sei il salvato, par duro di conformartigli?
III.
Considera, che non han dunque punto mai anipimeaio nè le Scritture, nè i Santi, quando ci l’anno protestato con termini cosi espressi, che a salvarsi convien patire. Questa è la via, che il Signore ha determinata per giugnere ad un tal fine : « Per multas tribulationes oportet nos intrare in Regnum Dei — Per via di molte tribolazioni dobbiamo entrare nel Regno di Dio » (Atti degli Apostoli 14, 21). Potea stabilirne un’altra, chi non lo sa? Ma posto che gli è piaciuto stabilir questa, non v’è rimedio, convien che ti faccia cuore. Però siccome quando il Principe ha stabilita teco amicizia militare, non si soddisfa, se tu gli usi ossequii di lettere, gli vuol d’armi; e quando ha stabilita teco amicizia letteraria, non si soddisfa, se tu gli usi ossequii d’armi, gli vuol di lettere; così mentre Dio ha stabilita teco la sua amicizia nella sola conformità alla vita del suo benedetto Figliuolo, questa è quella che da te vuole. Con gli altri ossequii puoi tu pretendere di lusingarlo bensì, ma non puoi sperar di appagarlo. Nota però, che non dice « uniformes fieri imaginis — esser fatti uniformi all’imagine », ma « conformes — conformi » : se avesse detto « uniformes — uniformi », miseri noi’ Della Santissima Vergine si può piamente credere, che come Madre arrivasse ad una esatta uniformità con la vita del suo benedetto Figliuolo; che però S. Tommaso disse, che non tanto ella è fatta ad imagine, quanto è imagine, tanto bene la rappresenta. Degli altri non si può facilmente credere; ond’ è che l’Apostolo non vuole darsi rispetto a Cristo altro vanto, che di semplice imitatore : « Imitatores mei estote, sicut et ego Christi.— Siate miei imitatori com’io lo sono di Cristo ». Dice dunque « conformes — conformi », non « uniformes — uniformi » perchè la conformità ammette gradi; e questo è il conforto. Vero è che ai gradi di quella conformità, che avremo con Cristo in Terra, corrisponderà di poi quella che avremo in Cielo. E così veramente egli sarà lassù « Primogenitus in multis fratribus —Primogenito tra molti fratelli »; perchè come i fratelli sono tra loro, quale maggior di statura, e quale minore, così in Cielo sarà de’ predestinati. Ma benchè tali, si ameran però tutti come fratelli, e però ciascuno goderà del maggior vantaggio altrui, come se fosse suo proprio. Buon per te se sei scritto in sì degno numero! Ma come vuoi essere fratello loro nell’eredità, se sdegni di essere fratello lor ne’ sudori? « Frater in augustiis comprobatur — Il fratello si prova nelle angustie » (Proverbio 17, 17).
IV.
Considera quanto giusto sia stato ancora il favellar dell’Apostolo, quando ha detto: « Praedestinavit conformes fieri —Li predestinò ad esser fatti conformi ». Non ha detto « conformes esse — ad esser conformi ». E perchè? Perchè non avria detto vero. I bambini, che muoion subito dopo il sagro Battesimo, sono predestinati, e pur non sono predestinati ad avere in terra questa conformità all’imagine di Gesù penante, quantunque sieno predestinati ad avere in Cielo la conformità all’imagine di Gesù glorioso. Ma ciò non rileva. Perchè l’obbligazione non è ad avere questa conformità, ma bensì a procurarla, quando si può procurare: « conformes fieri — ad esser fatti conformi », non « conformes esse — ad esser conformi ». E mira quanto bene egli ha detto « conformes fieri — ad esser fatti conformi »; affinchè tu sappia, come predestinato, che se da te non vorrai farti conforme a una tale imagine, sarai fatto, fies: tante saranno le necessità di patire, nelle quali Iddio ti porrà, benchè tu le fugga. Questo è il segno di essere veramente predestinato. E però quantunque potesse dire l’Apostolo : « Praedestinavit conformes se facere — Li predestinò a farsi conformi », non l’ha detto; ha detto « conformes fieri — ad esser fatti conformi » : e di più l’ha detto così senza restrizione, perchè a lavorare una tale conformità, sono molti che hanno a concorrere: Iddio con darti la sua santissima grazia ne’ travagli, che ti permette: gli uomini con inquietarti, i demonii con infestarti, le creature irragionevoli stesse con molestarti, e tu finalmente con osservare come si portò Cristo in tali accidenti, e così portarti. Questa è la regola vera : conformes fieri, che è quanto dire non solamente il farsi da sè conforme, ma l’essere ancora fatto : « Posuit me quasi signum ad sagittam. — Mi pose qual bersaglio alle saette » (Lamentazioni 3, 12).
V.
Considera la ragion, che adduce l’Apostolo di sì fatta disposizione Divina: ed è, perchè Cristo venga a farsi così de’ fratelli assai, cioè de’ predestinati: ut sit ipse Primogenitus in multis fratribus (Lettera ai Romani 8, 29), giacchè quanto maggiore è il numero de’ fratelli, tanto maggiore è la gloria del primogenito: « Circa illum corona fratrum. — Attorniato da una corona di fratelli » (Ecclesiastico o Siracide 50, 13). Questa ragione a prima fronte par falsa, perché se il Paradiso si desse a chi gode più, pare che più verrebbesi a popolare, che non è, mentre dassi a chi più patisce. Ma pigli errore. Non potea Dio far più comune l’acquisto del Paradiso, che con esporlo in vendita a questo costo di patimenti, perchè di pungoli, e di pruni s’incontrano ad ogni passo. Basta solo che a coglierli ti contenti inchinar la mano. Molto più è in poter di ciascuno l’esser povero come Cristo, che non è l’abbondare di gran ricchezze; l’umiliarsi, che il sovrastare; l’ubbidire, che il signoreggiare; l’astenersi, che il lussureggiare, e così nel resto. Però mentre il Padre Eterno ha legato l’acquisto del Paradiso alla conformità con la vita che tenne Cristo, l’ha legato a ciò che ha ciascuno in proprio potere. Basta una volontà risoluta. Laddove nell’altro caso non basterebbe. E bene ha detto l’Apostolo, quando ha detto : « Praedestinavit conformes fieri imaginis Filii sui, ut sit ipse Primogenitus in multis fratribus — Li predestinò ad esser fatti conformi all’imagine del Figliuol suo, onde sia esso il Primogenito tra molti fratelli ». Di poi quando pure in quell’altro caso fossero molti a regnar con Cristo, que’ molti non sarebbono suoi fratelli, e così egli sarebbe Primogenito, questo è vero; ma non però « in multis fratribus — tra molti fratelli ». Perocchè quali fratelli adottivi sarebbon questi, che nulla simigliassero il naturale! Vuoi tu che lo somiglino nella gloria, se non l’han somigliato nell’abbiezione?
VI.
Considera, che la gente sfugge a tutto potere il patire, e così sfugge a tutto potere il salvarsi: « Si extra disciplinam estis, cujus participes fatti sunt omnes, ergo adulteri, et non filii estis. — Se siete fuori della disciplina, alla quale tutti hanno parte, siete adunque bastardi, e non figliuoli » (Lettera agli Ebrei 12, 8). Ma pur si dice, che questi fratelli di Gesù saran molti: Ut sit ipse Primogenitus in multis fratribus; e conseguentemente saranno ancora molti i predestinati. Non può negarsi : « Vidi turbam magnam, quam dinuinerare nemo poterat. — Vidi una gran turba, che nessuno potea numerare » (Apocalisse di Giovanni 7, 9). Ma che? Questa è l’obbligazione, che abbiamo a Dio per aver disposto, che nel Mondo di là vi sia Purgatorio. Se non vi fosse quello, poveri noi! che sarebbe di tanti Cristiani, che son sì dati alle loro comodità? chi di loro si salverebbe? Però il Signore con misericordia infinita ha disposto, che quei predestinati, i quali per isfuggir di patire in vita, commettono di moltissime imperfezioni, patiscano dopo morte. E così può dirsi, che il Purgatorio sia un luogo, dove coloro, che non hanno voluto spontaneamente farsi da sè conformi alla vita penosa del Primogenito, sono fatti. Là, a costo di pura soddisfazione, converrà che ognun si guadagni quello, che non si curò guadagnare a ragion di merito. Ma non è somma follia il voler contentarsi di un tal baratto? sprezzare il merito, per supplir poi con sì dura soddisfazione? Oh quanto acerbe hanno ad esser quelle pene, in cui non si merita, ma si sconta! Qui è dove suole procedersi a rigore sommo : « Amen dico tibi: non exies inde, donec reddas novissimum quadrantem. — In verità ti dico: non uscirai di là prima di aver pagato fino all’ultimo quattrino » (Vangelo di Matteo 5, 26).
VII.
Considera, che il tuo più caro esercizio nell’Orazione dovrebb’esser questo : pigliare in mano il Crocifisso, ch’è quella imagine, che sulla Terra ci ha specialmente il Redentore voluto lasciar di sè; e quivi contemplatala a parte a parte, mira un poco come la tua copia conformisi all’esemplare. Oh che differenza! Cristo nudo, tu ben vestito; Cristo tra dolori, tu fra delizie; Cristo tra derisioni, tu fra diporti; Cristo tra vilipendii, tu fra gli onori. E ti par, che ciò sia formare una copia degna? Anzi se da te non sai eleggerti di patire, devi supplicare il li” Signore, che sia contento di farti patir per forza. Quantunque, di che altro lo supplichi, quando lo supplichi che ti dia il Paradiso? Lo supplichi, benchè sotto d’altri vocaboli, che ti dia da patire assai. Questa è la Legge: « Quos praescivit, hos et praedestinavit conformes fieri imaginis Filii sui. — Quei che preelesse, questi parimente predestinò ad esser fatti conformi all’imagine del suo Figliuolo ».