La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

NOVEMBRE

 

XII. GIORNO

Sopra la Beatitudine sesta: sulla mondezza del cuore.

« Beati mando corde, quoniam ipsi Deum videbunt. — Beati i mondi di cuore, perchè essi vedranno Dio » (Vangelo di Matteo 5, 8).

 

I.

Considera come per cuore dell’uomo, pigliato in senso non materiale, ma metaforico, qual è quello di questo luogo, alle volte nelle Divine Scritture intendesi l’Intelletto: « Obscuratum est insipiens cor eorum. — Si ottenebrò lo stolto lor cuore » (Lettera ai Romani 1, 21). Alle volte intendesi la Memoria: « Conservabat omnia verba haec, conferens in corde suo. — Conservava tutte queste cose, paragonandole in cuor suo » (Vangelo di Luca 2, 19). Alle volte s’intende la Volontà: « Quam bonus Israel Deus, his qui recto sunt corde! — Quanto è mai buono Iddio con Israele, con quelli che sono di cuor retto! » (Salmo 73, 1). E alle volte intendesi l’aggregato di tutte e tre queste potenze medesime unite insieme, come ha da averle specialmente chi medita: « Cor suum tradet ad vigilandum diluculo ad Dominum, qui fecit illum, et in conspectu Altissimi deprecabitur. — Egli, di buon mattino svegliandosi, il cuor suo rivolgerà al Signore, che lo creò, e nel cospetto dell’Altissimo farà sua orazione » (Ecclesiastico o Siracide 39, 6). Però quando tu arriverai ad aver monde nel medesimo tempo tutte e tre queste potenze sì riguardevoli, allora entrerai nel felicissimo numero di coloro, che Cristo qui di sua bocca chiamò Beati: Beati mundo corde. Ma che vuol dire aver monde queste potenze? Chi non lo sa? Mondo è quel grano, al qual è tolta la paglia; mondo è quel pomo, al qual è tolta la scorza; mondo quel panno, al quale è tolto il sozzume; mondo quell’oro, al quale è tolta la scoria. E però quando da tutte e tre queste potenze ora dette avrai rimosso ciò, che te le rende in lor genere meno schiette, o meno sincere, allor le avrai tutte monde: « Ab omni delitto munda cor tuum. — Monda il cuor tuo da ogni colpa » (Ecclesiastico o Siracide 38, 10). L’ Intelletto si dee mondare con depurarlo dalle dottrine false, dalle curiosità perniciose, e dai consigli precipitati, e dai giudizii sinistri. La Memoria si dee mondare con farla dimenticare di quelle persone, che furono abbandonate in uscir dell’Egitto, di quelle conversazioni, di quelle comodità, e di tutto ciò che rammemorato diverte facilmente lo spirito dal suo Dio. E la Volontà dee mondarsi non solo dalle colpe, ancorchè leggiere, ma ancor dall’ amor ad esse; dalle intenzioni stravolte di piacere ad altri in ogni opera, che a Dio solo, dagli affetti carnali, dagli appetiti corporei, e fin da’ moti medesimi surrettizii, che sta pronto a svegliare il senso ribelle : « Mundemus nos ab omni inquinamento carnis, et spiritus, perficientes sanctificationem in timore Dei. — Mondiamoci da ogni bruttura di carne e di spirito, conducendo a fine la (nostra) santificazione nel timor di Dio » (Seconda lettera ai Corinzi 7, 1). Chi giugne a tanto, può dire per verità, ch’è inondo di cuore. Dirai, che a tanto su questa terra nessuno può giugnere almeno perfettamente: « Quis potest dicere, mundum est cor meum? — Chi è che dir possa, il mio cuore è mondo? » (Proverbio 20, 9). Tel concedo. Ma nemmeno alcuno può giugnere sulla Terra perfettamente ad amare Iddio con tutto il cuor suo. E pur si dà questo precetto medesimo di amarlo di tutto cuore : « Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo — Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore » (Vangelo di Matteo 22, 37), affinchè ciascuno, veduto qual sia la mèta del suo gran corso, procuri é ì avvicinarvisi più che può. Così avviene nel caso nostro. Che ti par dunque? Ti par di avvicinarti a quella mondezza, che ti è stata proposta qui per idea? Più che vi sii vicino, più sei Beato. Ma piaccia a Dio, che tu non sii di coloro, che si stimano mondi, quando neppure hanno applicata ancor la mente a lavarsi: « Generatio, quae sibi munda videtur, et tamen non est lota a sordibus suis. — Havvi una razza di uomini, che mondi sembrano a loro stessi, ma non sono però lavati dalle sozzure » (Proverbio 30, 12).

II.

Considera, come questa mondezza è segno anch’ella di Predestinazione, e segno immediato : perciocchè questa è la disposizione più prossima a veder Dio. Qual è nello specchio la disposizione più prossima a venir tutto investito dal Sol presente? E’ l’essere già tersissimo d’ogni macchia. Così è nell’uomo. Quand’egli ha le sue potenze già terse tutte, non altro resta se non che Dio trasfonda subito in tutte ancor l’alta piena de’ suoi splen, dori. Ma chi non sa, che tal visione in terra, di legge almeno ordinaria, non può ottenersi? « Non videbit me homo, et vivet. — Non vivrà uomo dopo avermi veduto » (Esodo 33, 20). Rimane adunque ch’ella serbisi tutta a godere in Cielo. E questo è ciò ch’ha voluto Cristo qui intendere, quando ha detto : « Beati mando corde, quoniam ipsi Deum videbunt —Beati i mondi di cuore, perchè essi vedranno Dio ». S’egli dicea « contemplabuntur, considerabunt, intelligent — contempleranno, considereranno, conosceranno » diceva il vero; ma dicea ciò che conviene agli specchi ancora appannati, quali sono sempre gli uomini sulla terra. Laddove egli ha voluto parlar di ciò, che può conseguirsi dagli uomini solo in Cielo, dove gli specchi sono già tutti lucidi, tutti lustri ; e però egli ha detto « videbunt —vedranno ». Mira tu qui frattanto, se porti il pregio in attendere di proposito ad ottenere questa mondezza, che ti dispone più di qualunque altra cosa a vedere Iddio. Ma come l’otterrai? Col nettare il tuo cuore appunto in quei modi, con cui sei solito di nettare lo specchio, che sono astergerlo, stropicciarlo, lavarlo. L’astersion del cuore si fa con la discussione frequente del mal commesso, e con quei pentimenti, e con quei propositi, che sogliono accompagnare un perfetto esame. Lo stropicciamento si fa con l’opere più penose di soddisfazione, che aggiungonsi a tal effetto. E il lavamento finalmente si fa con l’accostarsi spesso alle fonti del Salvatore, quali sono i Santissimi Sagramenti, sì della Confessione, e sì della Comunione. Vero è, che tutti questi mezzi medesimi non han forza, se non dipendono tutti da quella fede, la qual t’induce a valertene : e però alla fede si attribuisce nelle Divine Scritture più specialmente la purificazione del cuore umano : « Fide purificans corda eorum. — Purificando con la fede i loro cuori » (Atti degli Apostoli 15, 9). Ma da questo medesimo si deduce, che una tal mondezza di cuore è segno certo di predestinazione. Perchè siccome il merito della fede consiste in credere fermamente ciò che non vedi, così la mercede corrispondente a un tal premio, sarà il veder chiaramente ciò che credesti.

III.

Considera qual sia la ragione, per cui da Cristo fu dato a questa Beatitudine il luogo sesto. La ragion è, perchè restando l’uomo già ben disposto con le Beatitudini precedenti sì in ordine a sè, sì in ordine al prossimo : in ordine a sè con le prime tre già spiegate, e in ordine al prossimo ;‘on le altre due : troppo era giusto che passasse ancora a disporsi in ordine a Dio : e però prima si pone questa mondezza di cuore sì necessaria a chiunque vuol da vicino trattar con esso : « Mundamini, qui fertis vasa Domini. —Purificatevi, voi che portate i vasi del Signore » (Isaia 52, 11). Senza che essendosi nella Beatitudine, ch’è precorsa dinanzi a questa, esaltate assai le opere che si fan di misericordia; era assai facile che qualcun si credesse di potersi appieno salvare con quelle sole, come pur alcuni vorrebbono. E però Cristo opportunamente avvertì, che non basta avere il cuor tenero, s’è impudico. Conviene averlo anche netto. E non sai tu quanti sono, che vivono da animali, e non se n’affannano, perchè son usi di donare ogni dì qualche pane ai poveri? « Quod superest date eleemosgnam, et ecce omnia munda sunt vobis. — Fate limosina di quel che vi avanza; e tutto sarà mondo per voi » (Vangelo di Luca 11, 41). Così spacciano essi, che Cristo disse a’ medesimi Farisei, ch’eran tanto sordidi. Ma troppo male si abusano di un tal testo. Perciocchè quantunque io conceda, che non fu quello altrimenti un parlare ironico, come hanno voluto alcuni, tut: tavia convien presupporre, che i Farisei ponevano un sommo studio in lavare ogni dì le carni del loro corpo con bagni altissimi; e poi non si facevano punto scrupolo di tener la coscienza sempre imbrattata di rapine, di fraudi, di furberie, e di danni gravissimi fatti ai poveri. Però disse Cristo, che ai bagni esteriori, che loro non divietava, aggiugnessero gl’inteteriori, con atti di limosina ancor frequenti, che gli purgassero dalle precedute estorsioni : e allora sì, che sarebbono affatto mondi. E però ecco ciò che vuol dire quell’ « omnia munda sunt vobis — tutto sarà mondo per voi ». Vuol dire, che si monderebbono totalmente, e non farebbono come chi lava il suo catino di fuori con sommo affanno, e non lo lava di dentro. E’ vero, che la limosina giova a cancellar senza dubbio i peccati, come l’Angelo disse al vecchio Tobia : « Ipsa est que purgat peccata. — Ella è che purga i peccati ». Ma gli cancella sol come disposizione. E però se tu per disgrazia ti trovi immerso ne’ peccati di senso fino alla gola, falla pur, che molto ti gioverà ad ottener da Dio grazia di uscir dal lezzo in cui giaci. Ma altro è far la limosina, affine di ottener da Dio grazia di uscir dal lezzo: altra è farla affine di ottener grazia di giacere in tal lezzo sino alla fine, e dipoi salvarsi. Ciò non sarebbe un voler, che la limosina cancellasse i peccati, ma sì ben un voler che gli fomentasse. Chi può però mai pretendere un tal portento?

IV.

Considera come a questa Beatitudine corrisponde il Dono d’Intelletto : il qual consiste in un alto lume Divino, che solleva la mente ad intendere bene le Divine Scritture, e ad interpretarle nel loro senso più vero : « Tunc aperuit illis sensum, ut intelligerent Scripturas. — Allora aprì il loro intelletto, perchè capissero le Scritture » (Vangelo di Luca 24, 45). Convien però questo Dono ai mondi di cuore per due cagioni, che scambievolmente concorrono ad aiutarsi. Conviene perchè la mondezza di cuore giova ad intendere le Divine Scritture, e convien perchè l’intelligenza delle Divine Scritture giova ad accrescere la mondezza di cuore. Che la mondezza di cuore giovi ad intendere le Divine Scritture, è indubitatissimo, mentre non solo giova, ma è necessaria. E qual sarà quell’uomo di sana mente, che voglia infondere un balsamo prezioso in vaso sozzo? vuol egli onninamente che prima si mondi il vaso. Così fa lo Spirito Santo. Non vuole infondere i sensi delle Scritture in un vaso immondo. Che se pure qualcuno si troverà, che quantunque di mala vita interpreti le Scritture assai dottamente, non ti dare a credere, che ciò generalmente succeda per dono infuso: succede per l’acquisto che colui ha fatto di tali interpretazioni da questo, e da quello, andandole a mendicar ne’ volumi sacri. Nel resto, « Beati immaculati in via, qui ambulant in lege Domini — Beati quelli, che nella via del Signore son senza macchia, che camminano nella legge del Signore », e poi « Beati qui scrutantur testimonia ejus — Beati quelli, che investigano le testimonianze di lui », disse il Salmista (Salmo 119, 1, 2): non disse « Beati qui scrutantur testimonia Domini — Beati quelli, che investigano le testimonianze del Signore », e poi « Beati immaculati in via, qui ambulant in lege ejus — Beati quelli, che nella via del Signore son senza macchia, che camminano nella legge del Signore ». Vero è, che ancora la intelligenza delle Divine Scritture giova ad accrescere la mondezza di cuore; giacchè può dirsi che sieno le Scritture Divine come il Pattolo, il quale con le sue onde, non solamente purifica, ma arricchisce : e laddove i fiumi di tutte le scienze umane sogliono portar bene spesso con esso sè di molto fracidume, e di molto fango, quali sono i vizi che lasciano; l’emulazion, l’albagia, l’ambizione, la temerità, questo all’incontro, non solo non lo porta, ma ancor lo leva, con lasciar dov’egli inondi una piena d’oro che basta a far ricca ogni anima di virtù. Così tu vedi, che i Santi più eruditi nelle Scritture sono stati i più riguardevoli. Nè è maraviglia : « Consummatio abbreviata inundabit justitiam — Una ristretta somma (quali sono i tanti precetti di perfezione epilogati in un volume sì piccolo qual è quello delle Scritture Divine) farà grande incremento in giustizia » (Isaia 10, 22). Non credere però che sia male speso tutto quel tempo che tu impieghi in apprendere questi detti ch’io ti propongo, e in considerarli, mentr’essi possono fare, che la Santità non solo in te scorra a rivi, ma ancor inondi.

Archivio delle meditazioni