La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

MAGGIO

XII. GIORNO

In che consista la gloria di un cuore umiliatosi dopo il peccato.

 

« Sapientia humiliati exaltabit caput illius, et in medio Magnatorum consedere illum faciet. — La saggezza dell’umile esalterà il suo capo, e lo farà sedere nel consesso dei Magnati » (Ecclesiastico o Siracide 11, 1).

 

I.

Considera, che diversa cosa è l’esser umiliato, e diversa cosa è l’esser umile. Alcuni sono umiliati da Dio con vari flagelli, che scarica sopra d’essi, d’infermità, d’ignominia, di povertà; e pur non sono umili, perchè fin sotto i flagelli stessi imperversano, insolentiscono, come apparve in un Faraone, a cui il Signore fu costretto di giugnere fino a dire : « Usquequo non vis subjici mihi? — Fino a quando ricuserai tu di soggettarti a me? » (Esodo 10, 3). Questi mai non alzano il capo, perchè non sanno conformarsi a ciò, che il Signore da lor pretende, ch’è, che umiliati si umiliino, subjiciantur. Chi vuol alzarlo, convien che umiliisi nella sua umiliazione; e così questa allor è la vera sapienza, umiliarsi infinitamente: Humilia valde spiritum (Ecclesiastico o Siracide 7, 19). Perchè così « Sapientia humiliati exaltabit caput illius, et in medio Magnatorum consedere illum faciet — La saggezza dell’umile esalterà il suo capo, e farallo sedere nel consesso de’ Magnati ». Chi sa, che Dio per umiliarti non abbia teco più d’una volta tenuta qualcuna di tali vie? Ma se l’ha tenuta, esamina ben te stesso, e di’, che ti pare? Gli è riuscito di rendere a sè soggetta la tua alterezza?

II.

Considera, che quantunque queste parole dimostrino senza dubbio il senso qui addotto; contuttociò è verisimile, che ne racchiudano ancor un altro più alto, più recondito, e più riposto, che può dare a te del grand’animo a far del bene. E qual è? Che se tu sai governarti prudentemente, dopo i peccati da te commessi fino a quest’ora, non sol non ti nuocerà l’averli commessi, ma piuttosto, se così è lecito il dire, ti gioverà, fino a valerti di tuo guadagno maggiore. E quando si può affermare per verità, che il Signore umilii il tuo spirito, stimatore di se medesimo, della sua virtù, del suo senno, del suo sapere? quando ti lasci bruttamente cadere in peccati gravi. Allora sì, che puoi dire tutto confuso : « Ego autem humiliatus sum nimis. — Io fui umiliato oltre modo » (Salmo 116, 1). Perchè è di te, come di uno, che vilmente ha ceduto nella battaglia. Oh se tu potessi allora conoscere qual tu sei! Ti scorgeresti tutto ferito dai demonii infernali, mal ridotto, mal concio, vicino a morte: « Tu humiliasti sicut vulneratum superbum. — Tu mi umiliasti come un superbo ferito a morte ». Ora se in questa umiliazione, che Dio ti ha permessa, tu sai ben governarti, beato te! «Sapientia humiliati exaltabit caput illius. — La saggezza dell’umile esalterà il suo capo ». Questo tuo saper governarti, non solo non lascierà, che tu muoia di quella misera morte, che ti sovrasta, ma farà sì, che levato il capo di terra, quando stavi già sotto la mannaia, tu muti sorte, e di condannato, qual eri, di ribelle, di reprobo, giunga a sedere in trono tra i maggiori Santi, come un di loro : « Et in medio Magnatorum consedere illum faciet. — E lo farà sedere nel consesso de’ Magnati ». Ma è necessario, come ho detto, il sapere governarsi : « Sapientia humiliati exaltabit caput illius — La saggezza dell’umile esalterà il suo capo » : ci vuol sapienza, perchè tu vedi, che salto grande è mai questo, passare dal ceppo al Trono.

III.

Considera, qual è questa sapienza, con la qual tu devi governarti dopo il peccato, perchè questa giunga ad esaltarti. E’ il saper tener la via di mezzo, perchè tale in tutte le cose è la vera via, cioè la via ch’è battuta dalla sapienza : e così non devi, nè disprezzando presumere, nè perderti diffidando. Se tu stimi, che i tuoi peccati sian piccol male, tu sei perduto: bisogna che tu gli reputi, siccome sono per verità, un male immenso, sicchè tu stupisca, come la terra, in cambio di alimentarti, non ti si apra di subito sotto i piedi. Dall’altra parte bisogna, che quanto più ti riconosci indegnissimo di ottener perdono da Dio, altrettanto ancor tu lo speri, non per tuo merito, ma per sua somma pietà, perchè è buono, perchè è benigno, perchè è morto per te, come per qualunque altro suo caro amico. Se operi così, sarai saggio ; perchè l’apprezzare il peccato farà, che tu daddovero ti accenda a far penitenza, e che così tu levi il capo di terra. Il confidar molto in Dio farà, che tu non ti contenti di essere penitente, ma che tu voglia aspirar ancor alla gloria degl’innocenti, e che così giunga a startene tra’ Magnati, non appagandoti più di una vita tiepida, qual tu forse menavi innanzi alla colpa. Se fai così, non ti avvedi, quanto la tua umiliazione dovrà giovarti? « Bonum mihi, quia humiliasti me, ut discam justificationes tuas. — Buon per me l’esser da te umiliato, onde io impari le tue giustificazioni » (Salmo 119, 71). Questo appunto è cooperare a quel fine, per cui il Signore, Medico tuo sì sapiente, te l’ha permessa; che fu per cavar dal male, che in te permetteva, un bene, il quale anche fosse maggior del male, ch’è quanto dire una vita più spirituale, più santa, più fervorosa : Non enim humiliavit ex corde Dominus (Lamentazioni 3, 33). Se ti ha umiliato, non l’ha fatto di cuore, l’ha fatto ad arte; l’ha fatto, « ut disceres justificationes ejus — onde imparassi le giustificazioni di lui ».

IV.

Considera, che per verità può succedere, che dopo i peccati gravissimi da te fatti tu giunga a stare co’ Magnati, cioè a dire a consesso cogl’innocenti, se tu vuoi giungervi: perchè il Signore non guarda ai delitti passati, quando sian pianti con vere lacrime, guarda solo alla giustizia presente: « Peccatorum tuorum non recordabor. — Io non mi ricorderò più de’ tuoi peccati » (Isaia 43, 25). E così non può addimandarsi, chi da Dio venga più amato, se un Penitente, o se un Innocente: perchè nè ama più l’Innocente, perchè è Innocente, nè ama più il Penitente, perchè è Penitente; ma ama più, chi di presente più l’ama: « Ego diligentes me diligo — Io amo coloro che mi amano ». Gli uomini non ti possono penetrare dentro l’interno a mirarti il cuore: « Vident ea, quae parent. — Vedono quello, che apparisce »; e però che fanno? Guardano ai tuoi fatti passati, e da quegli argomentano i tuoi futuri; ond’è, che più si fideranno di te, se fosti sempre fedele, che se una volta ti abbiano colto in fallo. Ma Dio non già: « Dominus autem intuetur cor — Dio poi penetra il cuore », vede il tuo cuor fin all’ultimo nascondiglio, in cui ti vada ad intanare. E però se scorge che tu davver sii dolente, davver commosso, davver cambiato, sicchè daddovero desideri serurlo per l’avvenire, si fida a un tratto di te, ti accoglie, ti accarezza, ti abbraccia, ti torna a metter in mano tutti i tesori dell’amor suo, come se mai non ti avesse da sè scacciato: « Miserebor eorum, et erunt, sicut fuerunt, quando non projeceram eos. — Avrò pietà di loro, e saranno come erano prima che io li rigettassi » (Zaccaria 10, 6). Non fu penitente un Pietro? non fu penitente un Paolo? E pure guarda se seggono tra i Magnati! Anzi sono i Magnati maggiori di tutti. Sono forse maggiori di quegl’Innocenti medesimi, che furono detti i Magni. Non ti lasciar mai pertanto aggirar dal nemico, che ti dà a credere con fallaci spaventi, non esserci per te più speranza di andar tropp’alto. Se tu vi dovessi andar per te medesimo, colle tue deboli gambe, avrebbe ragione, ma non è vero. Il Signore ti porterà fin all’ultimo di tua vita sulle sue braccia: « Usque ad senectam ego ipse, et usque ad canos ego portabo. Ego feci, et ego feram. — Sino alla vecchiezza, e sino alla canuta età io stesso ti porterò. Io ti feci, ed io ti porterò » (Isaia 46, 4).

V.

Considera, che il maggior onore, che tu possa fare al Signore in questa materia, è credergli pienamente, perchè non ti dice quelle cose senz’ animo di eseguirle: anzi non altro desidera. Oh se sapessi con quanto affetto ti sta a tal fine d’ intorno! piglia tutti gli aditi, prova tutti gli accessi, va cercando tutti i pretesti di farti bene : « Inveni in quo ei propitier. — Ho trovato motivo per averne pietà » (Giobbe 33, 24). Onde quando tu ti governi nella maniera, ch’io qui ti ho detta, fidandoti assai di lui, oh quanto si dovrà riputare da te esaltato! E però ecco un altro senso più occulto di questo passo: « Sapientia humiliati exaltabit caput illius. — La saggezza dell’umile esalterà il suo capo ». Vuoi dire che la sapienza di chi, caduto in peccato, sa governarsi con cavarne dal male un bene maggior del male, cioè una conversione fervente, esalterà Gesù Cristo. Questi è il vero capo: non è così? caput illius: e questi toglie a sua esaltazione aver campo di perdonarti dopo la tua umiliazione, di arricchirti, di accarezzarti, di far, che dove abbondò tanto il delitto, abbondi la grazia, perchè egli è quegli, di cui sta scritto sì chiaro: « Exaltabitur parcens vobis. — Nel perdonare a voi sarà esaltato » (Isaia 30, 18). Che dunque più cercar altro? Ecco il gran bene, che tu puoi far di presente, se tutto ti doni a Dio; esaltar Gesù tuo Signore. Oh che glorioso trionfo sarà mai quello, che la misericordia sua dovrà riportare dalla tua profonda miseria, sol che tu lo lasci operare! E quando egli da te si vegga così esaltato in ciò, che tanto ama, vuoi dubitare, che poi non ti favorisca in tutto ciò che desideri, sin che ti vegga sedere al pari co’ grandi del suo Reame? ch’è l’altro bene, che la tua risoluta dedicazione al Divin servizio ti porterà: « Sapientia humiliati exaltabit caput illius. — La saggezza dell’umile esalterà il suo capo » : ecco il primo bene, ch’è l’esaltazione di Cristo; « Et in medio Magnatorum concedere illum faciet. — E lo farà sedere nel consesso de’ Magnati » : ecco il secondo, ch’è la gloria dell’umiliato.

Archivio delle meditazioni