La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

AGOSTO

 

XII. GIORNO

Santa Chiara.

Quanto giovi il pensare che questa vita ha da finire.

« Estote quasi columba nidificans in semmo ore foraminis. — Siate qual colomba, che fa il suo nido nel primo orificio della buca » (Geremia 48, 28).

 

I.

Considera, come Iddio, apparecchiando a’ Moabiti l’eccidio delle lor terre, non solo per gran pietà lo fe’ prima ad essi predire per Geremia (quasi che mai non ardisca scagliare un fulmine, se non dà avviso col tuono), ma di vantaggio si degnò di dar loro questo segnalato ricordo : che imitassero tutti quelle colombe, le quali tengono il nido, non dentro il seno della piccola buca, che le ricetta, ma sul suo bell’orificio, per poter essere tanto più preste a fuggire, quando la rovina arrivasse sui loro tetti : « Estote quasi columba nidificans in summo ore foraminis — Siate qual colomba, che fa il suo nido nel primo orificio della buca ». Questo è l’avviso, che ognuno dee spiritualmente ricevere in questo Mondo, come dato a sè dal Signore. Oh che alto eccidio si è quello, che a questo Mondo infelice già già sovrasta! Però, che abbiamo da fare? Abbiamo da tener sempre vivo nella memoria, che il nostro albergo è un albergo rovinoso : e però dobbiamo noi bensì stare in esso fin tanto che Dio vorrà, ma sempre dispostissimi alla partenza, o per dir meglio, alla fuga : stare « in summo ore foraminis — nel primo orificio della buca ». Non ci dobbiamo impegnar qui mai con l’affetto, quasi che abbiam qui stabile il nostro nido; anzi ci dobbiamo sbrigar da tutti i ritegni, da tutti i ritardamenti, affine di ritrovarci in qualunque tempo in procinto di dare il volo : « quasi columba (ch’è quel che disse pur altrove il Signore per Isaia), quasi columba ad fenestras suas — quasi colomba al suo colombaio » (Isaia 60, 8). Beati quelli, che adempiono un tal ricordo con perfezione! Questi sono i veri esuli sulla Terra.

II.

Considera, che se veruno l’ha mai adempito, come conviensi, si è la famosa Santa Chiara, con l’ampio stuolo di quelle sue religiosissime figlie, le quali oggi osservano la sua regola, ma nell’antico rigore. Queste sì, che sono nel Mondo colombe vere, che non ne vogliono nulla. Son esse già colombe per altro, chi non lo sa? colombe per quell’altissima purità, con cui vivono; colombe per la solitudine; colombe per gli alti voli, che dànno al Cielo nelle loro segrete contemplazioni; colombe per la carità ardente, che le fa languide; colombe per la compunzione assidua, che le fa lagrimose; colombe per quel casto timor Divino, il quale fa palpitarle ad ogni rischio di colpa, benchè leggiero. Ma che? Per tali doti non mancheranno altre forse, tra le Spose di Cristo, che ancor le agguaglino? Quella, nella qual esse indubitatamente vincono tutte, è ch’esse sono di quelle colombe qui dette da Geremia, cioè di quelle, che di questo misero Mondo, in cui pur son costrette a vivere anch’esse, ne vogliono tutto il meno, che sia possibile. Guarda come davvero hanno fatto il nido « in summo ore foraminis — nel primo orificio della buca » ! Non han nulla. Somma angustia di abitazione, somma penuria di vitto, somma povertà di vestito, somma strettezza di letto, se pur è letto quel che le stimola più alla vigilia, che al sonno. Che possono ritenere esse meno di questo Mondo, di quello che ne ritengono? Qual meraviglia è però, che sian su l’ultimo sì ben disposte ad uscirne? Sono sciolte, sono spedite, sono « in summo ore foraminis — nel primo orificio della buca ». Basta pertanto la prima voce dello Sposo, il qual dica : « Surge, propera, columba mea, et veni.— Sorgi, affrettati, colomba mia, e vieni » (Cantico dei Cantici 2, 10), ch’esse sono pronte a spiccare quel sì gran volo da un Mondo all’altro. Che sarà però di coloro, i quali al contrario di queste Anime elette, si trovano in questo Mondo così internati, che vi stanno appunto nel cuore? Son questi forse « in summo ore foraminis — nel primo orificio della buca »? Ahi come addentro cercano alcuni sempre più d’inoltràrsi col loro nido !

III.

Considera, quanto grande sia senza dubbio la tua sciocchezza, se tu non temi di vivere nel numero di costoro sì malaccorti. Non vedi che quanto prima ti converrà da questo Mondo sloggiare anche a tuo dispetto? Perchè dunque startene ad esso così attaccato, come se qui ti promettessi di aver la tua stanza eterna? Le colombe savie son quelle che fanno il nido « in summo ore foraminis — nel primo orificio della buca »; quelle che lo fanno ben dentro son le sedotte: « Factus est Ephraim quasi seducta columba, non habens cor — Efraim è divenuto come colomba sedotta, che non ha cuor, che basti ». E perchè son le sedotte? Perciocchè queste si son lasciate adescare da quel poco di miglio, che godonsi giornalmente nella lor torre, e così più non aspirano a libertà. Non han le misere cuore che basti a tanto : non habent cor. Veggono le bellezze della campagna, le valli, i fiumi, le fonti, le piagge erbose. Veggono il Cielo stesso che a sè le chiama; e pur non han cuore di abbandonare per esso il lor tetto vile, tanto quell’amor che gli portano le ha sedotte, non ostante che quivi non lascino di ricevere tutto giorno infinita strage da chi le nutre sì bene, ma per ucciderle. E tu da queste non ti vergogni di prendere folle esempio? Imita quelle colombe che il Signor loda, non quelle ch’egli vitupera. Mira oramai di proposito quali sieno gli attacchi, che a questo Mondo ti tengono più legato; scuotili, strappali, perchè il Signore già già minaccia l’eccidio ancora al tuo tetto. La morte ogni dì più viene avvicinandosi. Che sarà dunque di te, se in cambio di ritrovarti come dovrebbe « in summo ore foraminis —nel primo orificio della buca », te ne ritroverà sì lontano?

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