NOVEMBRE
XI. GIORNO
San Martino Vescovo.
Sopra la Beatitudine quinta : dei misericordiosi.
« Beati misericordes, quoniam ipsi misericordiam consequentur.— Beati i misericordiosi, perchè essi conseguiranno misericordia » (Vangelo di Matteo 5, 7).
I.
Considera come coloro, che dal Signore son qui detti beati, non sono puramente que’ che di fatto esercitano opere di misericordia, o sieno corporali, o sieno spirituali, ma quegli ancora, che non esercitandole per difetto, o di talento, o di forze, o di facoltà, o di occasione, amerebbono almeno di esercitarle sol che potessero. Però non disse il Signore : « Beati misericordiam exercentes — Beati coloro, che esercitano misericordia », ma « Beati misericordes — Beati i misericordiosi », affmchè da una Beatitudine ch’è sì bella, non resti escluso se non chi vuole; giacché la misericordia, è ver che include una pronta volontà di soccorrere i bisognosi, ma sol potendo .. « Misericordia est alienae misefiae in nostro corde compassio, qua utique, si possumus, subvenire compellimur. — La misericordia è la compassione nel nostro cuore dell’altrui miseria, per la quale siamo forzati a soccorrere, sempre che ci sia possibile ». Così disse S. Agostino. E però chi non può in qualche genere usar misericordia con l’opera, si consoli; perchè tuttavia egli è misericordioso pur quanto basta, se l’usi col desiderio : « Quomodo potueris, ita esto misericors. Si multum tibi fuerit, abundanter tribue, si exiguum tibi fuérit, etiam exiguum libenter impertiri stude: praemium enim bonum tibi thesaurizas in die necessitatis. — Usa misericordia secondo la tua possibilità. Se avrai molto, dà abbondantemente, se avrai poco, procura di dar volentieri anche di quel poco : perocchè ti accumulerai un buon premio pel dì del bisogno » (Tobia 4, 8, 9). E qual è questo premio buono, se non che l’essere premiato a par di coloro, che Cristo addimanda qui misericordiosi? Vero è, che da questo ancor si deduce: che chi potendo non usa misericordia, non è mai tale: perchè la misericordia, qualor si può, non dee terminare in pampani puramente di compassione, o di condoglienza, come fan le viti salvatiche, ma fruttare: altrimenti, qual bene arreca? « Si autem frater, aut soror nudi sint, dicat autem aliquis ex vobis Ife in pace: calefacimini: non dederitis autem eis quae necessaria sunt torpori, quid proderit? —Se il fratello, o la sorella sono ignudi, e uno di voi dica loro: andate in pace, riscaldatevi, nè diate loro le cose necessarie al corpo, che gioverà? » (Lettera di Giacomo 2, 15). Quindi è, che il Signore non è intitolato solamente « misericors — misericordioso in natura », ma « miserator —misericordioso in atto », come lo nominò più volte il Salmista; perchè l’esser lui disposto di sua natura a soccorrerci largamente, poco ci gioverebbe, se di fatto non soccorresse. Perchè poi questa misericordia si eserciti in grado eccelso, qual è quello che ad ogni Beatitudine si ricerca, vuole avere tre condizioni, simili a quelle del Sole: che si stenda a tutti, cioè a beneficare anche ogni nimico; che si stenda a tutto, cioè a beneficare anche in ogni necessità; e che si eserciti senza interesse di nulla, conforme a quello: « Cum facis convivium, vota pauperes, debiles, claudos, et caecos, et beatus eris, quia non habent retribuere libi — Quando fai qualche convito, chiama i poveri, gli storpiati, i zoppi, e i ciechi, e sarai beato, perchè non hanno da renderti il contraccambio » (Vangelo di Luca 14, 13): altrimenti non sarebbe ella misericordia, ma traffico mascherato di carità. Che pare a te, posto questo, di te medesimo? Ti pare di trovar tu ancora il tuo luogo in questo bel ruolo di misericordiosi? Ma come ve ‘l puoi trovare, se sei sì crudo, che in vece di sovvenire opportunamente il tuo prossimo per quei difetti, i quali in esso rimiri, o di compatirlo; tu bene spesso o lo disprezzi, o lo sdegni, o lo sgridi, o da per tutto a piena bocca il vituperi?
II.
Considera come la misericordia è segno esimio di predestinazione, non solo per tante prove, che altronde se ne deducono, ma per quelle promesse medesime, che fe’ Cristo in queste parole, a cui voglio che ti ristringi : « Beati misericordes, quoniam ipsi misericordiam consequentur — Beati i misericordiosi, perchè essi conseguiranno misericordia ». E’ vero, che egli non esprime con queste, che i misericordiosi conseguiranno misericordia da Dio : misericordiam consequentur a Deo, ma sol che conseguiranno misericordia, misericordiam consequentur; il che egualmente può intendersi ancor dagli uomini, inclinati ancor essi a usar pietà con chi suole usarla. Ma qual misericordia è finalmente quella che possono usarti gli uomini? E’ una misericordia molto imperfetta, che può sollevarti bensì da qualche miseria, da qualche povertà, da qualche pericolo, ma non può mai farti beato. Beato ti può far solo quella che ti usi Dio. Anzi nemmeno qualunque misericordia, la qual Dio ti usi, ti può far tale; ma solo quella, in virtù di cui ti conceda il morire in grazia. E però di questa conviene, che Cristo indubitatamente intendesse di favellare quando egli disse : « Beati misericordes, quoniam ipsi misericordiam consequentur — Beati i misericordiosi, perchè essi conseguiranno misericordia » ; giacchè in riguardo singolarmente delle opere che si fan di misericordia, Iddio suol dare ai più degli uomini grazia di abbandonare il peccato opportunamente, o di preservarsene, e così al fin di salvarsi : « Eleemosyna, ipsa est quae facit invenire misericordiam — La limosina (o sia spirituale, o sia corporale) ella è che fa trovare misericordia » (Tobia 12, 9). Ed ora intenderai donde avvenga, che Cristo il dì del Giudizio dovrà agli eletti protestar, che li premia in riguardo delle opere di misericordia da loro usate; e non piuttosto in riguardo di tante altre virtù nelle quali si segnalarono, della carità, dell’ubbidienza, dell’umiltà, della mortificazione, o della morte medesima fin sofferta animosamente per Dio. La ragion è, non perchè a cagion di tali opere di misericordia abbian gli eletti ad essere in Paradiso premiati più, che per l’altre loro sublimi prerogative : ma perchè tali opere furon quelle, con cui segnalatamente essi si disposero ad ottener da Dio grazia d’ esser casti, d’ esser ubbidienti, d’esser umili, d’esser mortificati, e fino in qualche occorrenza di morir martiri. E però di queste farà Cristo in quel giorno special menzione, come di radice, da cui poi germogliarono tanti frutti. Siccome per contrario agli empii rinfaccierà la trascuraggine da loro usata in tali opere, perchè da questa accadette, che si negasse lor quella grazia efficace, in virtù di cui sarebbonsi preservati dalle loro susseguenti scelleratezze, o ne sarebbon risorti : giacchè siccome « Eleernosyna facit invenire misericordiam —La limosina fa trovare misericordia » (cioè fa ottenerci quella grazia efficace, che Dio non sarebbe per altro tenuto darci) così per contrario « fraudatio illius facit ne inveniatur — il trascurarla fa che non si trovi misericordia ». « Propter iniquitatem avaritiae ejus, iratus sum; et percussi eum, et abiit vagus in via cordis sui. — Per la scellerata ava rizia di lui io mi adirai, e lo flagellai, ed ei se n’andò vagabondo seguendo le vie del suo cuore » (Isaia 57, 17). Che fai tu dunque, che tanto brami misericordia da Dio? Non credere, che perchè la salute eterna è chiamata misericordia a cagion della grazia, da cui dipende nella sua prima origine, non te l’abbi da guadagnare. Anzi odi quello che qui afferma il Signore. Non dice, che i misericordiosi riceveranno misericordia, ma che la conseguiranno : misericordiam conse.quentur. Segno dunque è, che la misericordia medesima non si conferisce per lo più da Dio come dono, ma come premio, benchè tanto soprabbondante, che non perde mai la ragion di misericordia. E se si conferisce qual premio, che dici tu che confidi di averla in dono?
III.
Considera qual sia la ragion, per cui Cristo ripose questa Beatitudine in quinto luogo. La ragion è, perchè avendo egli con la Beatitudine precedente promosso l’uomo a far bene, non solo in sè, ma anche in altri, con opere di giustizia, che sono quelle a cui specialmente ha ciascun qualche obbligazione; passò dipoi con la presente a promuoverlo ancor più oltre, cioè a far quella sorte di bene ancora, a cui non è per altro obbligato sì strettamente. E tali hanno ad essere di ragione quell’ opere che sono dette qui di misericordia, hanno ad essere opere di soprabbondanza, e di supererogazione : « Splendidum in panibus benedicent labia multorum. — Colui che è liberale nel dar pane, è benedetto dalle labbra di molti » (Ecclesiastico o Siracide 31, 28). Quindi è, che quando ad un povero, il qual si trova in necessità molto grave, tu dai solamente il superfluo di ciò che sopravanzi al tuo stato, o con vestirlo, o con ricettarlo, o con ristorarlo, o con fargli altro bene tale; tu a parlar con rigore non gli usi allora misericordia di sorte alcuna, perchè tu non fai altro, che dargli il suo. Allor glie l’usi, quando in tal caso tu gli dai non solo il superfluo allo stato tuo, ma ancora quello, che appena può bastare alla tua persona, e ad imitazione di S. Martino, partisci a mezzo col povero la tua cappa. E nella stessa maniera quanto a quelle opere di misericordia, che sono spirituali, non dare a crederti di usare misericordia al tuo prossimo quando il correggi solo a ragion dell’ufficio che tu sostieni, per esser tu suo padre, suo padrone, suo parroco, suo prelato, perchè quest’è di giustizia; allora glie l’usi quando non sei punto obbligato a tal correzione. E così nemmen usi misericordia quando ammaestri chi ti paga per tal effetto; consoli chi ti sostenta; o consigli chi ti salaria : allora l’ usi quando non hai a niente di ciò verun obbligo che ti stringa, se non puramente a ragione di carità. E però ecco a che ti debbi avanzare, se daddovero brami arrolarti nel numero avventuroso di questi, che il Signore nel quinto luogo chiamò Beati. A fare ancor più di quello a che ti necessiti l’obbligazion del tuo grado, conforme a quello, che di sè intese l’Apostolo quando disse : « Ego autem libentissime superimpendar pro animabus vestris — Io però volentierissimo spenderò me stesso per le anime vostre » (Seconda lettera ai Corinzi 12, 15). Altrimenti a parlare con proprietà, sarai bensì giusto (giacche non tralasci di spenderti per quello a che sei tenuto) ma non già misericordioso. Misericordioso sarai, qualor tu ti spenda per quello a che sei tenuto, e per più di quello.
IV.
Considera come a questa Beatitudine corrisponde il Dono di Consiglio : perchè nessuno lo adopera più altamente, che chi al suo prossimo presti misericordia. Chi fa così, con poco guadagna molto, che è il consiglio più perspicace, più provvido, che vi sia; ond’è, che con ragion somma dimandò Daniele al re Nabucodonosor, che l’avesse in grado : « Quamobrem, rex, consilium meum placeat tibi: peccata tua eleemosynis redime — Per la qual cosa, o re, sia accetto a te il mio consiglio : riscatta colle limosine i tuoi peccati » (Daniele 4, 24). E’ vero, che il perdonare un’ingiuria, massimamente assai dura, assai dolorosa, è un’opera di misericordia, che costa alquanto alla natura corrotta. Ma pur ch’ è ciò rispetto al guadagno sommo, che si ricava dal perdonarla? Con un tal atto non solamente tu muovi Dio a perdonare anche a te, ma ve lo necessiti, mercè la espressa parola, che te n’ha data : « Dimittite, et dimittemini — Perdonate, e vi sarà perdonato » (Vangelo di Luca 6, 37). E posto ciò, qual proporzione han quelle offese, che il Signore rimette a te, con quelle, che tu rimetti al prossimo tuo? Queste ti portavano un male sol transitorio, e quelle ti partorivano un male eterno. Che se ancora con poco guadagna molto chi fa un’ opera di misericordia sì ardua, qual è questa del perdonare; che sarà di chi spenda alquante parole in ammaestrare i suoi prossimi, in consolarli, in consigliarli, in correggerli, o spenda alquanti soldi in sollevarli da qualche grave necessità corporale da cui sieno oppressi? Oh questo sì, ch’è colui di cui parlò l’Ecclesiastico quando disse : « Est qui multa redimat modico pretio. — V’è chi compera molto a vil prezzo » (Ecclesiastico o Siracide 20, 12). Dà la terra, e si busca il Cielo. E non è consiglio sensato attendere di proposito a un tal baratto? Mira però qual sia quel nome, che giustamente si merita chi non s’impiega tutto, finchè egli vive, in queste opere di misericordia sì care a Dio, corporali, e spirituali. Si merita il brutto nome di sconsigliato : « Stulte, hac notte animam tuam repetunt a te: quae autem parasti cujus erunt? — Stolto, in questa notte è ridomandata a te l’anima tua : e quello che hai messo da parte di chi sarà? » (Vangelo di Luca 12, 20).