La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

MARZO

X. GIORNO

I Quaranta Martiri.

Degli avvisi co’ quali fa Dio intender al peccatore la vicinanza della morte.

 

« Ecce venio cito, tene quod habes, ut nemo accipiat coronam tuam. — Ecco che io già sto venendo a gran passi, ritieni quel bene che fai, affinchè nessuno si prenda la tua corona » (Apocalisse di Giovanni 3, 11).

 

I.

Considera, che ciò, che disanima molti dal perseverare nel bene, che han cominciato, è figurarsi d’avere a vivere ancora assai lungamente. E però tu che hai da fare per rincorarti? Tutto il contrario. Figurati che ogni dì debba essere per te l’ultimo di tua vita. Onmem crede diem tibi diluxisse supremum. E forse, che non può essere ogni dì l’ultimo? Senti ciò che ti dice il Signore: « Ecce venio cito — Ecco ch’io già sto venendo a gran passi » : non dice « veniam cito — verrò a gran passi », ma venio, perchè egli sta già venendo, e ancora a gran passi, cito. Oh quanto è facile, che già ti picchi alla porta per dirti, andiamo! Prope est in januis (Vangelo di Matteo 24, 33).

II.

Considera, che questo avviso medesimo, che di presente ti dà, già è un picchio fortissimo. Potrebbe il Signore venire a te come un Ladro, lasciando che tu vivessi spensierato affatto di lui, come tanti vivono. Ma non lo fa. Vedi, che ti manda l’avviso? « Ecce venio cito — Ecco ch’io già sto venendo a gran passi ». Anzi quanti avvisi oltre a questo egli attende a darti? Tale hai da credere certamente, che sia quell’infermità abituale, alla quale cominci già a soggiacere, quello scemamento di vista, quello scemamento d’udito, quei crini, che già cominciano a incanutirsi. L’Apostolo, quando ebbe a nominar la famosa Tromba, che sonerà per convocarti al Tribunal del Signore, la chiamò l’ultima, in novissima tuba. Bisogna dunque, che a lei ne siano già precedute altre molte. Ma chi ne può dubitare? Quando tu senti dire, che il tale è precipitato giù da una scala, questa è una Tromba; che il tale è morto di ferro, questa è una Tromba; che il tale è morto di fuoco, questa è una Tromba; che il tale andato la sera al letto sanissimo fu sorpreso da un impeto di catarro, che lo fe’ morire affogato, questa è una Tromba. Non sai tu quante di queste n’hai già sentite? Ma tu credi che non suonino mai per te. E così, se il Signore ti giungerà inaspettato, questa è tua colpa. Egli già ti ha fatte precedere l’ambasciate: « Ecce venio cito — Ecco ch’io sto già venendo a gran passi ».

III.

Considera, che mentre il Signore sta già venendo, bisogna dunque risolutamente animarsi a perseverare: Tene quod habes, perchè si tratta di un punto, che importa troppo. Che sarebbe, se tu per una mera impazienza di pochi giorni venissi a perdere quella bella Corona, la quale ti sta apparecchiata, sol che perseveri? oh che dolore sarebbe il tuo, oh ‘che smania, oh che struggimento ! Tene adunque, tene quod habes: ma ch’è ciò, che ti si ordina di tenere? Questa Corona medesima? no di certo, perchè tu ancora non l’hai. Questa solamente ti si darà dopo il fine della battaglia. Hai da tenere il tuo posto: « Esto firmus in via Domini. — Sta costante nella via del Signore » (Ecclesiastico o Siracide 5, 12). Hai da ritener sempre vivo quel desiderio, che hai conceputo di voler servir al Signore con fedeltà: hai da ritenere quei divoti esercizi, che pruovi a ciò più giovevoli, quell’orazione assidua, quelle Confessioni familiari, quelle Comunioni frequenti, quella lezione dei libri spirituali, quell’umiltà, quell’ubbidienza, quello zelo, quella mansuetudine di spirito, quella mortificazione dei sensi, quella prontezza in rigettar dal tuo cuore ogni tentazione ne’ suoi principii : in una parola hai da ritener fortemente quel ben che fai, perchè sta a te ritenerlo. Se ciò non fosse in tua mano, non ti si comanderebbe con termini così espressi: « tene quod habes — Ritieni quel ben che fai ». Perchè è vero, che ci vuole a questo la grazia del tuo Signore; ma questa grazia ti sarà data ogni volta, che tu la chiegga, e il chiederla parimente sta sempre a te: « Petite, et accipietis — Chiedete, e riceverete ».

IV.

Considera quanto importa, che tu ti aiuti a perseverare nel modo pur ora detto; perchè ciò solo ti si ordina per ben tuo: Ut nemo accipiat Coronam tuam. Non credere che il Signore ciò ti comandi per verun proprio interesse. Se perde te gli mancheranno per ventura altri servi, quant’ei ne vuole? « Conteret multos — Egli ne atterra molti » assai migliori di te, « et innumerabiles — innumerabili » di quei che son come te, « et stare faciet alios pro eis — ed altri ne sostituisce ne’ posti loro ». Mira come per quell’infelice, il quale oggi prevaricò con uscir dall’acque gelate, subito il Signore ebbe pronto tra gl’infedeli medesimi un che di subito gettate giù le sue vesti, sottentrò nudo a compire nell’acque stesse il numero dei quaranta, i quali dovevano essere i Coronati. Bisogna dunque per vivere ognor tremante, che tu sempre tenga questa persuasione vivissima nella mente, che per quanto a te paia d’esser grande istrumento della gloria di Dio, gran Teologo, gran Prelato, Iddio non ha bisogno alcuno di te, ma bensì tu hai bisogno estremo di lui. Non vedi tu come lasciò andare un Saulle, un Salomone, un suo discepolo stesso de’ più diletti, e seppe in luogo di Giuda trovar Mattia?

V.

Considera, che quantunque questa Corona sia tutt’ora sì incerta, è chiamata tua: « ut nemo accipiat Coronam tuam — affinché nessuno si prenda la tua Corona »; perchè il Signore l’ha apparecchiata per te. E’ vero, che su essa non hai fin ora quel titolo, che si chiama titolo « in re — nella cosa »; ma vi hai ben quello, che si nomina « ad rem — alla cosa »; mentre tu perseveri. E così vedi, che non può questa Corona esserti mai da veruno strappata a forza. S’alcun l’avrà, sarà perchè gliela cedi spontaneamente : che però nota, che non dice « ut nemo rapiat — affinchè nessuno ti strappi », ma bensì « ut nemo accipiat — Coronam team affinché nessuno si prenda la tua corona ». Ecco, che pertanto il Signore non ha punto mancato dalla sua parte in volerti bene, più ancor, che ad altri moltissimi. Ha preferito te, ha prediletto te, ha data prima a te la comodità di guadagnarti una Corona sì splendida, se la vuoi. Quante Anime ha abbandonate là nell’America, a cui non ha fatta una minima parte di quelle grazie che ha fatte a te! Se però vedendo oramai la tua ingratitudine lasci te, e se ne vada là nel Perù, nel Paraguai, nel Chili a ritrovarsi chi erediti la Corona a te prima offerta, ti potrai tu per ventura di lui dolere?

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